SPLEEN            

    Ci sono storie così vere che sembrano favole, e questa è una di quelle.

Lei una gattina di "lattemacchiato", viveva con una donna "non ricca" in una tenda alla periferia della città. Il suo nome era Ennuì.
Una vita piena di difficoltà, in una città dove c'era chi andava in giro con il motorino e chi invece usava l'automobile.
Qualche politico, invece, avrebbe volentieri imposto ai primi, la sella di una bicicletta, giusto per non inquinare l'aria di chi guidava le auto.
Ma torniamo alla nostra gattina.
Per Ennuì, erano giorni relativamente difficili, nella zona dove abitava infatti, c'era sempre qualche topino da rincorrere, poche ruote da evitare ma soprattutto c'era l'affetto della propria padrona, un automa felicemente "mancato".
Le maggiori difficoltà di quest'ultima tuttavia ebbero termine quando la donna incontrò un uomo "ricco" che le offrì soldi, agi, una macchina ma soprattutto una splendida casa nella grande città, proprio alla periferia della vita.
Questo episodio era stato uno di quelli, che facilmente avrebbe rimandato il pensiero, al dubbio, di una vita "predestinata".
Fu così che la donna, lasciò la capanna in periferia e si trasferì nella nuova abitazione, portando con se, all'inizio, anche la gattina.
Solo per poco; un po' per regole condominiali, un po' per strafottenza acquisita, la giovane donna abbandonò la gattina in una strada affollata di macchine, in quella stessa città dove l'esercito fermava i motorini per le strade, la marina fermava le coppiette sul molo, la polizia fermava quelli che facevano footing sul lungomare, la finanza fermava i vù cumprà.....si cercava di tenere tutti fermi.
NESSUNO si muoveva, tranne quelle macchine....e quella gattina.
Così Ennuì, in un primo momento disorientata, cominciò a girovagare per quelle strade grigie e stavolta si impose di non trovare una nuova casa per non subire altre perdite, per non aggiungere nuove malinconie.
Passò il tempo, Ennuì imparò i rumori della città, le carezze dei bambini e gli stivali degli uomini. Aveva capito che solo raramente c'era poesia nella vita di un vagabondo.
La gattina era invecchiata, la città pure; la "non ricchezza" dei molti era aumentata di pari passo con la ricchezza dei pochi.
Adesso c'erano poche macchine, molti motorini e autobus stracolmi di persone dallo sguardo un po' spento e rassegnato.
Fu proprio una di quelle sere che la gattina, aggirandosi in un vecchio deposito di macchine in demolizione, incontrò la sua vecchia padrona, quella stessa donna che tempo addietro, per una bugia detta a se stessa, l'aveva abbandonata.
Ma la verità non detta aveva creato dei fantasmi e i fantasmi non solo non erano scomparsi ma adesso facevano anche paura.
La donna era lì, cercava un posto per trascorrere la notte in qualche macchina non troppo sgangherata.
Ennuì non serbava più rancore per ciò che era stato.
Fu così che insieme scelsero l'auto meno sgangherata e passarono la notte, lontano dal silenzio della città, parlando del passato e sognando un po' di futuro.

           FINE            
MARIO

* impulsi *

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